Il libro si apre con sei racconti gotici, a cui si susseguono le poesie. Parole come lame, vetri infranti che guizzano nel buio e che lacerano, feriscono. Ma anche parole che leniscono, curano e consolano, avvolgendo l’anima di chi le legge. Un pendolo che interminabile si muove e che non trova mai la pace del suo Nadir. Un equilibrio cercato nel silenzio delle parole, nello scorrere del tempo che il pendolo scandisce con il suo moto incessante e che l’autrice riesce a rappresentare con il suo linguaggio impressionista, fatto di parole rapide come pennellate ma che sanno dare vita ad un autentico quadro metafisico, al contempo intimo, personale e cosmico, trascendente. Una raccolta poetica che è anche un percorso di crescita, non privo di interruzioni, come ogni tragitto sofferto, periglioso, ma che tuttavia ci conduce a scoprire che il moto del pendolo è parte del procedere, turbinoso e sapiente, dell’universo intero.